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Diario del Vesuvio

31 Mag 2013
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terremoti, vesuvio, vulcanologia

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  • 1 Diario del Monte Vesuvio – Venti secoli di immagini e cronache di un vulcano nella città
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Diario del Monte Vesuvio – Venti secoli di immagini e cronache di un vulcano nella città

Giovanni P. Ricciardi
ESA-Edizioni Scientifiche ed Artistiche di Torre del Greco (2009, pp. 893)

[dalla recensione di Marisa Paladino]

“Passo le ore ad assaporare le sue acclività, le lave ormai fredde. Sono alla continua ricerca di elementi che possono dirmi di più su questa “montagna assopita” creata dal fuoco interno della Terra“.

Traspare da queste parole poste a conclusione dell’opera, la passione e la competenza scientifica indiscussa, che hanno condotto Giovanni P. Ricciardi, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) presso l’Osservatorio Vesuviano, e cultore di storia dell’area flegrea, a cimentarsi in una inconsueta biografia del Vesuvio dal titolo “Diario del Monte Vesuvio – Venti secoli di immagini e cronache di un vulcano nella città, ESA-Edizioni Scientifiche ed Artistiche di Torre del Greco, 2009, pp.893.
L’opera si avvale di un’angolazione attenta e documentatissima, omaggio a un vulcano che da sempre ha ispirato le diverse espressioni artistiche e identificato, nel più ampio immaginario, la bellezza e le inquietudini di tutto un territorio densamente abitato. L’autore previlegia l’aspetto storico delle vicende del Vesuvio, all’interno di inquadramento scientifico e divulgativo insieme.
La ricerca di Ricciardi ha guardato la cronologia degli eventi eruttivi attraverso una ampia documentazione, consultata e raccolta per anni in archivi, biblioteche, musei o chiese. Questa lunga ricerca è poi divenuta un progetto editoriale di tre volumi, dalla preziosa veste grafica: uno straordinario affresco della vita del Vesuvio e dell’area flegrea. I resoconti dell’attività eruttiva sono preceduti dall’inquadramento filosofico e scientifico di idee, tesi e teorie vulcanologiche che si sono succedute nei secoli. La prospettiva estetica è soddisfatta dai numerosi dipinti riprodotti, dedicati al “nero cono del misterioso Monte” e dalle numerose foto, a colori e in bianco e nero, di straordinario interesse. Questo viaggio parte dalle origini elleniche della vulcanologia e della fisica fino alla nascita della geologia moderna.
Il primo volume (I secolo d.C. -XVIII ) inizia con testimonianze antiche (Plinio il Vecchio, Strabone, Seneca) precedenti e seguenti la famosa eruzione del 79 d.C. (raccontata da Plinio il Giovane a Tacito). Seguono il periodo tardo-antico e quello medievale, dalla memorabile eruzione del 472 d.C. alle successive fino a tutto il XII secolo, per arrivare, tra vari terremoti e deformazioni dell’area flegrea, alla violentissima eruzione del 1631. Il secondo volume (XVIII-XIX sec.) riguarda il periodo di nascita e sviluppo delle moderne teorie vulcanologiche. Nel 1841 fu fondato l’Osservatorio meteorologico sul Vesuvio, voluto da Ferdinando II, e nel 1880 il Servizio geodinamico dell’Etna. Si moltiplicarono dal Settecento i resoconti di colti viaggiatori europei; sempre più numerosi furono poi gli scritti sul Vesuvio da parte di studiosi e vulcanologi.
Al XX secolo è dedicato il terzo volume: è l’età dell’accelerazione della ricerca in ogni campo, delle teorie globali sulla dinamica della Terra e sullo sviluppo di modelli tettonici. Il Vesuvio prosegue la sua attività eruttiva fino all’ultima eruzione registrata nel 1944. Questa eruzione è documentata da resoconti giornalistici, carteggi istituzionali di sindaci, prefetti e direttori dell’Osservatorio: un insieme di testimonianze che formano una cronaca ricca e varia. Inizia ad essere protagonista proprio l’Osservatorio, con la sua sede storica posta sulla strada che conduce da Ercolano al cratere. Oggi è un moderno centro di ricerca nel cuore di Napoli, attrezzatissimo anche per la sorveglianza e il monitoraggio, attivo 24 ore su 24, dell’intera area flegrea. Dal 1999, insieme ad altri istituti di geofisica e vulcanologia, l’Osservatorio è stato accorpato all’INGV.
In questa opera, storica e scientifica, le vicende della “montagna assopita” diventano anche quelle di un intero territorio e di una popolazione, la cui identità è forgiata dalla presenza minacciosa del vulcano. “Nel breve termine – conclude Ricciardi – oltre a contrastare l’accumulo di vulnerabilità da parte del territorio, a causa di distorsioni e incoerenze del processo gestionale, occorre intraprendere forme di azione atte a limitare l’impatto sul sito dell’evento vulcanico, approntando diversi schemi alternativi, da verificare rispetto ai costi-benefici che la collettività ne avrebbe“.

 

 

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