Terremoto del 1 marzo 1873 Marche Io VIII MCS – Me 6.0

La scossa più forte avvenne il 12 marzo 1873, alle ore 21:04 locali. Fu distruttiva in una ristretta area interna dell’attuale provincia di Macerata, nelle Marche meri dionali, ma causò danni minori in un’area molto ampia dell’Italia centrale, e fu av vertita in un’area vastissima, comprendente quasi tutta l’Italia e numerose località costiere dell’Istria e della Dalmazia. I danni più gravi furono rilevati a San Ginesio, un paese di 1.655 abitanti, e a Camerino, che all’epoca aveva 6.418 abitanti. Il ter remoto colpì anche piccoli insediamenti rurali e case isolate delle campagne, dove furono rilevati crolli parziali e lesioni nelle murature, con cadute di volte e soffitti. Morello, un villaggio nei pressi di San Ginesio abitato da cinque o sei famiglie con tadine, fu distrutto in gran parte (IX grado MCS). A San Ginesio i danni furono gravi (grado VIII MCS): nella chiesa di San Fran cesco crollò la cupola e il soffitto fu squarciato da una parte all’altra; le chiese di San Tommaso e della Collegiata furono danneggiate e in una settantina di case vi furono crolli parziali; caddero molti muri di recinzione degli orti. Crolli e gravi danni furono riscontrati anche in molte abitazioni sparse nel contado. Nel paese di San Marco, frazione del comune di Fiastra – nei pressi dell’omonimo lago – la chiesa e la casa parrocchiale crollarono quasi completamente. Il terremoto causò danni ingenti e diffusi anche a Camerino: in tutte le case si aprirono lesioni e crol larono i comignoli. La chiesa di Sant’Antonio, crollata parzialmente, dovette essere abbattuta per evitare danni alle abitazioni vicine. Furono riscontrati danni gravis simi anche nelle chiese di Santa Maria in Via e di Sant’Angelo, nel convento di San Carlo e nell’asilo infantile. L’edificio dell’Università e l’annesso edificio della Prefettura riportarono danni minori. Nella campagna circostante crollarono molte case coloniche. Crolli di comignoli e danni di varia entità, quali fenditure, lesioni e qualche crollo parziale (grado VII MCS o poco inferiore), furono rilevati in numerose al tre località marchigiane e umbre, anche a diverse decine di chilometri di distan za dall’area dei massimi effetti: Amandola, Fabriano, Gualdo, Matelica, Pioraco, Serra Sant’Abbondio, Cingoli, Orvieto, Pergola, Spoleto, Urbino. A Fabriano il terremoto causò qualche ferito e molto spavento tra la popolazione, che trascorse la notte all’aperto. Entro le mura della città crollarono una trentina di comignoli. La volta della chiesa di Santa Caterina divenne pericolante; in alcune cappelle si  prirono lesioni e in seguito fu necessario chiudere al pubblico e al culto la chiesa. Il palazzo vescovile e il monastero delle Benedettine di Santa Margherita furono profondamente lesionati, così come i piani elevati di quasi tutti gli edifici. Nelle logge di San Francesco la scossa causò alcune fenditure. La cattedrale di San Venan zio fu danneggiata soprattutto all’esterno: dai cornicioni caddero alcuni ornamenti e sulle scale caddero pietre. Nei muri di tutte le case si aprirono lesioni più o meno profonde. La scossa causò danni gravi nel territorio di Urbino, a nord dell’area epicentrale. A Urbino città, a circa 80 chilometri dell’epicentro, fu danneggiato gravemente il duomo e furono danneggiate tutte le abitazioni: caddero pezzi di intonaco dai muri o dai soffitti, si aprirono fenditure, le murature si dissestarono. Complessivamen te crollarono circa 160 comignoli. Nel duomo, i due finestroni opposti, vicini alla facciata, riportarono una lesione e sembrò che tutta la facciata si fosse inclinata in  vanti, in un movimento di distacco. Il palazzo Ducale, secondo quanto rilevato dall’ingegnere capo della provincia, fu danneggiato in due punti: verso est il muro esterno cedette di circa un centimetro; verso la rampa delle Stallacce i muri presen tarono spostamenti verticali e orizzontali molto sensibili. Le condizioni di questi muri, tuttavia, erano già precarie prima del terremoto. Fu previsto che per la ripara zione dei danni al palazzo Ducale si sarebbero spese 23.000 lire, comprese 7.800 lire per la ricostruzione del tetto sulla grande sala detta del Magnifico. A Pergola, in provincia di Pesaro e Urbino, ci furono danni all’ospedale e al pa lazzo municipale e risultarono danneggiate alcune manifatture lungo il torrente Cinisco. Gli effetti di danno più gravi furono limitati a un’area abbastanza ristretta; dan ni leggeri furono riscontrati in un’area molto vasta, comprendente Macerata, Fer mo, Perugia, e Teramo. Forti effetti di amplificazione locale furono riscontrati in provincia di Firenze, a Figline Valdarno, nella zona del Valdarno superiore. A Firen ze stessa, distante 180 km dall’area epicentrale, furono segnalati danni nel convento del Carmine, adibito a caserma dei Corazzieri Reali, dove crollò la volterrana (volta costruita con i mattoni affiancati) che copriva il corridoio soprastante la Grande Scuderia, per una lunghezza totale di 12 metri. A seguito dell’ispezione del Genio militare risultò necessaria la demolizione di alcune parti divenute pericolanti. Pres so la torre di San Niccolò, alcune case confinanti con altre abbattute poco tempo prima, riportarono qualche danno. La scossa fu avvertita fortemente anche nella campagna circostante, a Pontassieve e fino a Scarperia, nel Mugello.

TERREMOTO 1873 MARCHE MERIDIONALI